Pagelle Giro delle Fiandre 2019: Alberto Bettiol re del ballo dei debuttanti! Kristoff salva la vecchia guardia, delusione Stybar
Alberto Bettiol (EF-Drapac), 10: Parte da outsider, corre da capitano e chiude da campione. Il toscano torna a far sventolare il tricolore in una delle classiche Monumento più prestigiose del calendario con una tattica perfetta. Rimane nelle prime posizioni del gruppo dei migliori in tutte le fasi decisive, piazzando la stoccata in cima al Vecchio Kwaremont proprio nel momento del ricongiungimento con i battistrada, staccandosi di ruota tutti. L’ottimo lavoro svolto dall’acciaccato Sep Vanmarcke (8,5) nelle fasi precedenti e da Sebastian Langeveld (8), anche in quelle successive, è parte integrante di questo successo.
Kasper Asgreen (Deceuninck-QuickStep), 9,5: Non è l’uomo di punta della sua squadra, ma è senza dubbio il più in palla oggi. Mentre Philippe Gilbert (s.v.) esce di scena precocemente per i problemi intestinali che lo hanno colpito in questi giorni e il quotatissimo Zdenek Stybar (4,5) alza bandiera bianca sul più bello, lui attacca, riesce poi a rimanere con i migliori e infine a trovare anche le forze per anticipare la volata. Se non ci fosse stato lui, sarebbe stata una giornata da dimenticare per la squadra belga che vede anche un ancora una volta interessante Bob Jungels (6,5), seppur meno incisivo, con un Yves Lampaert (6) che vede i suoi non troppo decisi sforzi vanificati.
Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), 9: Vive una giornata nel corso della quale non si espone mai, ma conferma la solidità dimostrata nel corso delle ultime uscite. Se non ci fosse stato l’attacco di Bettiol, forse avrebbe vinto lui. Sfumata questa occasione rimane la Parigi-Roubaix di domenica prossima, dove però non potrà giocare a nascondersi.
Mathieu Van Der Poel (Corendon-Circus), 9: La sfortuna si accanisce contro di lui con una caduta incredibilmente sfortunata, ma lui riesce a essere più forte. Fa uno sforzo immane per ritornare con i migliori ma poi non si limita a rimanerne a ruota, attaccando con coraggio sull’ultimo passaggio dal Paterberg. Alla fine è quarto con la consapevolezza di aver anche potuto vincere se tutto fosse andato per il verso giusto.
Alejandro Valverde (Movistar), 8,5: Prova da campione del mondo per lo spagnolo, che onora la maglia con una corsa di assoluto spessore, correndo praticamente sempre davanti, senza tirarsi mai indietro. Anche sull’ultimo muro passa con i migliori, con una prova che ne dimostra ancora una volta l’eccezionale talento. Viene quasi qualche rimpianto a pensare che la sua prima volta sia arrivata alla soglia dei 40 anni…
Nils Politt (Katusha-Alpecin), 8,5: Il tedesco è un corridore solido, che dimostra anche quest’anno di aver trovato la sua dimensione sul pavé. Corre da buon outsider, coperto ma pronto a farsi notare quando ne ha la possibilità. Il quinto posto finale è la conferma di un corridore che sa coniugare potenza e velocità.
Michael Matthews (Team Sunweb), 8: Buona la prima per l’australiano che nel finale soffre, ma trova comunque modo per aggrapparsi con le unghie e con i denti al treno degli inseguitori per ottenere un discreto piazzamento. Se la corsa fosse realmente esplosa sarebbe arrivato più lontano, ma per essere all’esordio in una corsa così importante e sulla carta lontana dalle sue propensioni, il debutto è riuscito.
Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), 7: Doveva essere uno dei corridori che poteva far dinamitare la corsa, ma paga problemi di salute che negli ultimi giorni sembravano doverlo tagliare fuori. Un vero peccato perché la condizione dimostrata invece nelle prime classiche stagionali sembrava permettergli di coronare la sua crescita. Alla fine fa quel che può e si piazza, difficile oggi chiedere di più ad un corridore che ha lasciato oggi più libera la squadra, condizione che ha visto Stjin Vandenberghe (6,5) lanciarsi in un discreto tentativo dalla media distanza.
Dries Van Gestel (Sport Vlaanderen – Baloise), 7: Nel gruppetto, in mezzo a tanti campioni, c’è anche lui, che si aggrappa con tenacia ad un piazzamento. Per lui un tredicesimo posto che vale ovviamente molto di più.
Tiesj Benoot (Lotto Soudal), 6,5: Un risultato non proprio all’altezza delle aspettative, seppur comunque positivo visto che nelle fasi calde ha dimostrato di essere pronto, trovando anche ancora energie per una buona volata. Buona soprattutto al prova corale di una squadra che nel finale ha visto anche un pimpante Jens Keukeleire (7), che avrebbe forse meritato anche un ruolo diverso per come sono andate le cose, con la possibilità di sfruttare di più la sua punta di velocità, mentre forse ci si aspettava qualcosa in più da un Tim Wellens (6) comunque venuto prima di tutto per imparare.
Dylan Van Baarle (Team Sky), 6,5: È tra i più decisi a provare a cambiare le sorti della corsa, nel tentativo di anticipare la bagarre fra i big. Non riesce nel compito, ma è l’ultimo ad arrendersi lottando con tenacia finché ne ha. Prova anche nel finale una ennesima accelerazione per anticipare la lotta per il podio. Invano, ma almeno ci prova e non corre di rimessa. Si vede meno invece Luke Rowe (5,5), che dopo le buone prestazioni delle ultime settimane appariva come un outsider più quotato.
Ivan Garcia Cortina (Bahrain-Merida), 6,5: Assieme a Matej Mohoric (6) è generoso e prova ad animare una corsa che vede i capitani più esperti fare fatica. Né Sonny Colbrelli né Heinrich Haussler (5) hanno infatti la gamba necessaria per tenere il ritmo dei migliori, dovendo così accontentarsi di un ruolo secondario in una corsa in cui invece entrambi hanno già dimostrato di potersela giocare.
Greg Van Avermaet (CCC Team), 6: Il campione olimpico resta troppo da solo, non riuscendo a fare la differenza. Le tante energie spese nell’assumersi in prima persona gli oneri della corsa le paga all’ultimo muro, quando fatica vistosamente a seguire le accelerazioni decisive. Ancora una volta la corsa gli sfugge, ma forse non è tutta colpa sua.
Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 5,5: Raramente si è visto lo slovacco così sofferente. A momenti di brillantezza, alterna più sofferenza durante la quale ha comunque l’orgoglio e il piglio del campione per provare a cambiare le sorti di una corsa in cui non riesce a pesare come ci si sarebbe aspettato. Dopo alcune prove positive che sembravano comunque dargli una dimensione di crescita rispetto ad una condizione ancora non brillante, oggi fa un passo indietro.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 5,5: Nelle sue ultime uscite appariva come uno dei più pimpanti sul pavé, ma stavolta qualcosa non è andato e malgrado una gestione di gara sempre molto attenta, quando la corsa si è infiammata non è arrivata l’accelerazione che ci si aspettava da lui. Forse anche tatticamente qualcosa non ha funzionato, apparendo indeciso e restio a prendere in mano la situazione.
Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), 5: Dopo alcune prestazioni di assoluto spessore, a giocarsela a pieno titolo con i migliori, oggi il campione europeo si spegne sul più bello. Quando la corsa si fa dura gli spengono le gambe e deve alzare bandiera bianca sul Kruisberg.
Arnaud Démare (Groupama-FDJ), 4,5: Questa non è la corsa più adatta al francese, che ha nella Roubaix il suo terreno ideale, ma qualcosa di più ci si poteva comunque aspettare. Invece appare sempre indietro, lontano dalle posizioni che contano, fino a staccarsi inesorabilmente senza possibilità di appello.
John Degenkolb (Trek-Segafredo), 4,5: Dopo la buona prova dei giorni scorsi era uno di coloro che non bisognava sottovalutare, ma quando arrivano le fasi calde della corsa dimostra di non avere la gamba che sperava. In squadra non brilla neanche Jasper Stuyven (5,5), che perde il treno del gruppetto arrivando nel mezzo, mentre un po’ meglio fa Edward Theuns (6), che prova ad animare la corsa con un tentativo dalla distanza, pur soffrendo il ritmo dei compagni di avventura con il passare dei chilometri.
Gianni Moscon (Team Sky), sv: Continua il momento difficile del corridore trentino che non è più riuscito a ritrovarsi dopo la caduta all’UAE Tour. Inseguire la condizione nel momento più importante della stagione non è certo semplice e il talento in questi casi non può bastare.
Niki Terpstra (Direct Energie), sv: Una caduta a 160 chilometri dalla conclusione lo costringe al ritiro, senza poter difendere il suo titolo. Orfana del suo capitano al formazione transalpina non trova poi modo di farsi notare.
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